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A cura di Giovanni Ippolito Marinis il Grande (detto anche Big Gym)



Questa rubrica si propone di recensire alcuni tra i più prestigiosi prodotti di quel particolare settore merceologico-ludico che si occupa dell’intrattenimento degli individui, ovvero l’industria dei Giocattoli.





È il 23 aprile, sono le 4 del mattino. Sono comodamente seduto nell’accogliente salotto di casa Kinoppi mentre sorseggio una tazza di tè al gusto di tamarindo e senape in compagnia dell’ing. Luciano, proprietario dell’omonima Kinoppi s.p.a. l’azienda leader nella produzione di giocattoli e balocchi di nicchia.
Mi trovo qui perché ho deciso di farvi un reportage delle creazioni ludiche a cui il sig. Luciano è più affezionato: convinto che queste si trovino in questa villa a forma di albergo del Monopoli, mi sono gentilmente auto-invitato e ora, dopo aver vomitato il tè offertomi sono pronto ad affrontare questo viaggio nella “Casa dei Balocchi”.
Ci alziamo dalle comode poltrone a forma di fungo al grido “BARBIE è una Zoccola!” e ci dirigiamo verso un’enorme sala attraversando un corridoio lungo 6 km: a metà strada, da una traversa spunta un Cammello con una bombetta in testa e un gessato scuro che mi chiede l’ora e un prestito di 50000 lire: Luciano mi fa cenno di assecondarlo.
Carmine
Carmine
Solo dopo aver fatto allontanare l’animale l’ingegnere mi fornisce spiegazioni: si trattava di CARMINE, il cammello aristocratico con il vizio del gioco d’azzardo.
Carmine – mi spiega - è nato nel 1988; riscosse subito un’enorme successo nonostante i costi di manutenzione elevati. Poi tutti si accorsero che aveva un piccolo difetto di fabbrica: quando bluffava cominciava a sudare copiosamente. Questo piccolo inconveniente a carattere (giurano i tecnici dell’azienda) prettamente emotivo, permetteva agli avversari di capire le sue mosse anzitempo e di rovinarlo economicamente, costringendolo sistematicamente ad indebitarsi. "Oggi l’unico esemplare di questa meraviglia tecnologica si trova in questa casa" – conclude Luciano-, mentre una lacrima piena di tristezza gli scivola lungo l’ossuto viso disegnando il profilo di Babbo Natale.

Proseguiamo il nostro viaggio lungo l’interminabile corridoio, quando all’orizzonte nella penombra intravedo delle sagome muoversi rapidamente ma al contempo con ossessionante razionalità e precisione. Chiedo subito spiegazioni al padrone di casa, ma non faccio in tempo ad aprire bocca: Luciano grida: “I SOLDATINI !!!”. Indossa un cappello da tenente delle truppe sovietiche datato 1916, si butta per terra procedendo carponi e mantenendo tra i denti un coltello da sub; poi, dopo avermi consegnato una bomba a mano, mi dice: “Marinis, se le cose si mettono male tolga la sicura e lanci la granata. Intanto faccia quello che le chiedono…”. Le sagome diventano in breve più nitide e si avvicinano cantando la colonna sonora di “Ufficiale e gentiluomo”. Non ricordo cosa successe dopo. So solo che sono rinvenuto completamente nudo, con uno strano taglio di capelli e qualche livido sulla schiena.
Ricordo invece la dettagliata spiegazione di Luciano Kinoppi: erano I SOLDATINI, una perfetta riproduzione in scala dell’Armata Rossa ai tempi della guerra fredda: non più alti di 10 cm sono perfettamente autosufficienti e godono di un’autonomia illimitata grazie alle batterie ad energia nucleare. “È un giocattolo che si presta a mille e mille avventure” - prosegue l’ingegnere-, “Non solo, la loro capacità strategica si basa su un archivio computerizzato che raccoglie le più grandi azioni da guerra di tutti i tempi: è praticamente impossibile sconfiggerli!”. Ecco, quello era il problema. Passi il prezzo (ogni confezione da 5 soldatini costa 16 milioni, mentre il capitano da solo raggiunge la cifra record di 33 milioni a causa delle sue potenzialità carismatiche), passi il conto dei danni probabili ed effettivi che in breve causeranno in casa, passino tutt’al più anche le armi chimiche di cui dispongono, ma non è accettabile che non un bambino non possa sconfiggerli!
Comunque...

Dopo altre 2 ore piene di cammino arriviamo finalmente nell’enorme sala dove è sito il balocco di cui l’ing. Luciano Kinoppi è più orgoglioso: il TRENINO “ELETTRICO”.
Si tratta di una fedele ricostruzione del tratto ferroviario Roma-Firenze con tanto di stazioni intermedie e personale addetto ai lavori.
Il Trenino ''Elettrico''
Il Trenino "Elettrico"
I trenini si muovono alla velocità di 387 km/h e hanno i tempi di frenata uguali a quelli di uno shuttle. La mente fervida del suo creatore ha pensato proprio a tutto: una variante del gioco prevede la possibilità di organizzare attentati e catastrofi ferroviarie. "L’unica controindicazione" - assicura Luciano- "è che questo divertentissimo gioco provoca in breve riluttanze violente verso le ferrovie dello Stato e Adriano Celentano, mentre alla lunga potreste essere proprio voi i protagonisti del prossimo TG5 perché sospettati di complicità in strage". Un noto psichiatra ha studiato il caso concludendo che Il Trenino “Elettrico” della Kinoppi s.p.a. provoca tali variazioni nella mente di chi ci gioca da non riuscire a distinguere il gioco dalla realtà.
(il TRENINO “ELETTRICO” costa 134 milioni e necessità di un capannone di 3000 metri quadri)

Il viaggio nella Casa dei Balocchi termina qui.
Il vostro Giovanni Ippolito, ormai senza parole, dopo aver accettato l’invito a pranzo di Luciano e degli altri suoi commensali di peluches, saluta e ringrazia per la collaborazione. Vengo inoltre omaggiato di un NESTORE (vedi Frattaglie nr. 5) gigante del ’74.
Mentre ritorno a casa a bordo del mio triciclo a pedali mi ritornano alla mente visioni sfuggenti di alcuni giocattoli: in particolare ricordo distintamente la presenza discreta di un bradipo che ci seguiva furtivamente annusando l’aria…


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