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Salve a tutti,
sono Camillo Nefrostico. Mi pagano per rispondere alle vostre lettere ed io, purtroppo, non posso dunque esimermi dal farlo. Non indugiate oltre , cari navigatori, ed inviatemi domande, sfoghi , pareri e deliri assortiti: io sono qui per voi!
Si gradiscono anche offerte in danaro o in beni di prima necessità.
Grazie e SCRIVETEMI!!




Una domanda anzitutto: la descrizione di Padre Anselmo è parto della geniale mente dell'autore oppure ha colto l'ispirazione da qualche foto o da qualcuno che ha visto per strada? Lo dico perchè mi sono riconosciuto nella descrizione del protagonista, e devo dire che è stato per me un vero piacere. In secondo luogo, vorrei che l'ottimo Rodrigo Alvaro Simon Maria Palombo mi illustrasse i parallelismi tra l'opera del Gratella, che è un mio idolo personale e che spero prima o poi esca dal semi-anonimato in cui è ingiustamente relegato, e l'astruso linguaggio metaforico e pesudo-semiologico de "Il nome della rosa" dell'iniquamente più noto Eco.
IN YOU WE TRUST

Da un ferventemente in attesa Munster


Risponde Rodrigo Alvaro Simon Maria Palombo:

Carissimo Munster,
mi fa piacere che Oriano Gratella riscuota così tanti consensi: finalmente qualcuno richiede i suoi libri in libreria (e perfino nella Biblioteca delle Scienze e delle Tecniche di Merano!!), da quando ho pubblicato la recensione.
Lo stesso Gratella mi ha telefonato ringraziandomi sentitamente, e inviandomi una copia del suo ultimo capolavoro, "Il pinguino ossidato", sempre edito dalla Tizzoni, e ambientato in un improbabile futuro anti-tecnologico, governato dai socialisti. Per rispondere alle tue domande ti dico che per la figura di padre Anselmo, Gratella si è ispirato al figlio diciottenne, Quirino, che il padre scherzosamente definisce "inspiegabile aborto spontaneo"; il ragazzo, tra le altre cose, ha un lieve difetto di pronuncia: non riesce a pronunciare la esse, e al suo posto è solito sbadigliare (o, a volte, pronunciare due elle).
Per quanto riguarda il secondo punto, bisogna ricordare che Umberto Eco ha ripreso molto del testo di Gratella: soprattutto nella figura di Adso, e in quella, poi tagliata per motivi ancora sconosciuti, di frate Tantalo, curioso personaggio a cui Eco aveva affidato il finale, in una struggente pagina nella quale vediamo il religioso saltellare nel parlatorio del monastero, in preda ad un attacco di ulcera, fino a inciampare in un saio e procurarsi un'escoriazione inguinale. Anche nel linguaggio Eco ricorda molto Gratella (per non dire ricopia), nell'oscuro simbolismo del monastero, nelle continue pause descrittive, nel costante ricorso alla parola "arpione", nel cercare di terminare sempre una pagina con un punto interrogativo. Spero di aver esaudito ogni tua richiesta, esimio Munster, ora torno a leggere Lancio Story.
A risentirci.

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