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Salve, cari lettori, sono come al solito tempestato di E-mail di uomini che mi chiedono consigli su come tenere lontane le donne. C’è chi dice che il fingersi giapponesi a lungo andare sia inutile, e chi ha provato il bagno di Petos e ne è rimasto soddisfatto, sebbene non avverta più alcuno stimolo sensibile negli arti inferiori. Ma dichiarano che si è trattato di un successo. Beh, oggi parleremo di qualcosa di totalmente diverso. Vorrei che voi tentaste un esperimento da me condotto un’unica volta nell’estate dell’81, con una ragazza di Como, poi battezzato “la serata perfetta”, e pubblicato in un mio saggio giovanile intitolato "Se sanguino non significa che non ti amo". Ma andiamo per gradi. Una volta in macchina, dirigetevi, noncuranti dei segnali stradali, verso un ristorante strategico: uno del genere “Nereo er Troione”, o “Macrobiotycon”; io consiglio “Tutto budello minuto per minuto”. Lì dedicatevi ad ogni sorta di rumore intestinale, esofageo, laringeo, sbizzarrendovi con la fantasia, mentre degusterete le pietanze. Non dimenticate di soffiarvi il naso col tovagliolo, di usare il coltello come stuzzicadenti e di chiamare il cameriere con un fischio, mentre vi grattate i testicoli, naturalmente. La prima parte della serata è trascorsa tranquillamente. Siamo arrivati al punto più delicato: il dopo cena. La conversazione. Non lasciate condurre il gioco a lei: avrete già imparato a memoria tutte le tattiche di gioco di ogni squadra di serie A B e C, italiana e finlandese, con i nomi di tutto lo staff medico. Inoltre, conoscete la storia del Liechtenstein, dai primordi al 1972. Raccontate tutto senza fare pause per respirare, meglio se diventate cianotici. Fate pagare a lei il conto, e uscite dal locale per recarvi ad un cinema. La scelta può essere vasta: un qualsiasi film di Vanzina, un film porno, ma per andare sul sicuro avrete già individuato l’unico Cinema d’essai, in periferia, che proietta un documentario di tre ore e mezza sull’arte della coltivazione dell’Origano, in tailandese, ma con i sottotitoli in un dialetto indù. Lasciate che lei prenda i biglietti e godetevi il film. Mi raccomando, non sedetevi al suo fianco, bensì sei o sette file più indietro, per poter comodamente dormire. Nel ritorno a casa, intrattenetela con barzellette sconce, esibendo una fragorosa risata da iena ridens, e parlatele della vostra rinomata abilità nello smontare e rimontare un carburatore in meno di nove secondi. E, per concludere degnamente, quando sarete sotto casa sua, non datele tempo di fiatare e infilatele sette centimetri di lingua in un orecchio, sbavando e dicendole che non vi siete mai divertito tanto, tranne che con chiunque del comune di Sondrio e con un dobermann stitico e senza i genitali. Non ho altro da dire: missione compiuta! Anche per stavolta avete conservato la vostra integrità morale. Ursus Cadlegani |