Non ho preso un tavolo al Ristorante Quagliarulo, questa volta. Penso che Filippo, il cameriere del turno dei martiri (dalle 24.00 alle 05.00), sentirà la mia mancanza, e mi starà cercando dappertutto, persino nella Sacher Torte del mese scorso! Poveraccio!
La mia assistente sta tentando invano di chiamare un tassì da almeno mezz'ora: non vuole convincersi che il digrignare i denti non è una forma di comunicazione socialmente accettata. Dopo averla persuasa con piccole scariche di corrente elettrica, montiamo su una vettura verde pastello che tra breve ci condurrà nell'insolito luogo di incontro: una sala di incisione.
Sono emozionata, come quando comprai il mio primo disco in vinile di Torster Michael, cantante folk con chiare tendenze razziste e dall'alito delinquenziale, oppure quando andai al mio primo concerto rock tenuto in vecchio centro sociale autogestito da salesiani anarchici: non ricordo più cantasse, anche perché i fumi delle canne alla mentuccia tossica mi avevano inibito vista e sessualità.
Arrivate, mi fiondo subito in sala come una pantera nera su un criceto, senza accorgermi che c'è una strana luce rossa accesa in alto su una porta insonorizzata. Il
"Porca vacca! Che ci fa questa str…in sala mentre si registra" di un fonico mi paralizzano sul posto. Ma eccolo, splendente nel suo tweed nero e porpora (non indossa altro!), con quei capelli un po' così, quell'espressione un po' così, che lo contraddistinguono in ogni suo gesto. Senza dire una parola, smonta dallo sgabello che lo fa sembrare almeno di media statura e mi porge la foto del suo nipote che gli somiglia di più, scattata tempo fa da un obiettore di coscienza ubriaco. E' impressionante la somiglianza!
E poi… Giro lo sguardo verso la sua chitarra!!! Strabiliante. Ho sempre pensato che sia viva, e che possegga alcuni elementi sovrumani: doppia tastiera, una a dodici corde e una a sette con augelli in vetroresina, costruita in lega leggera di titanio e guacamole, sedici pick-up con cursore per sentire la radio e chattare on-line, ha l'apriscatole incorporato e, per non annoiarsi, bersagli e freccette in dotazione alla Marina Militare Turca. Non mi accorgo di salivare dall'eccitazione, e così facendo, inumidisco i miei zatteroni nuovi, ma pazienza!
Il signor
de Notorius fa un cenno a due energumeni che già mi avevano issato con forza, e loro mi depongono al suolo, lanciando un gemito simile a quello di Choobeka. Poi mi chiede gentilmente di sedermi. La mia assistente si appoggia ad un basso elettrico, accende uno stereo a caso ed entra in anestesia.
Cominciamo.
Tuttamore: Innanzi tutto, ci tengo a precisare che io
sono una sua fan scatenata già dai tempi in cui suonava nel gruppo
dei Bass Bass "very bass" Band. Ma com'è cominciata la sua folgorante
carriera?
De Notorius: Grazie, piccola. (parla un perfetto spagnolo
con inflessione saracena. Ha sempre adorato le contaminazioni!)
Vedi, la mia musica è paragonabile ad un muflone, hai presente?
Vigoroso, possente, arguto, dalle corna pelose e con le feci maleodoranti.
Io faccio quel genere di musica.
Tuttamore: Certo. Ma da cosa è nato il suo amore per la
chitarra?
De Notorius: Lasciamo perdere che non hai capito affatto
la metafora del muflone, vabbè… Da piccolo amavo l'uva, il mosto,
gli acini, tutto quello che generava musica, insomma! Poi ho compreso
che nella vita non è importante la melodia della natura se sei in
grado di fare dell'ottimo vino e con una buona gradazione alcolica.
Ecco il perché della chitarra: io faccio quel genere di musica,
piccola.
Tuttamore: Perfetto. E a cosa si ispira il suo ultimo
singolo "Besame en todo el rubro"?
De Notorius: A parte il fatto che non mi hai seguito nemmeno
sulla parabola del vino… Andiamo avanti… Ho voluto prendere in considerazione
l'ottusità della gente per poi trasferirla sulla tastiera e sulle
corde della mia Fender Super Stratomaster. Il popolo ha bisogno
di nuovi ideali, di qualcosa in cui credere. E visto che non ci
si può fidare di nessuno, perché non fidarsi di un cinquantacinquenne
grassoccio, che suona la chitarra e si droga con ogni genere di
sostanza che abbia un colore biancastro? Le persone si fidano di
me, perché suono quello che sono, e quello che vendo e il mio CD,
niente fumo o arrosto. Io faccio quel genere di musica.
Tuttamore: Fantastico! Sono talmente affascinata dalle
sue parole che a stento ne capisco il significato…
De Notorius: Vedo.
Tuttamore: Ma parliamo della sua tecnica. Dicono che abbia
un tocco molto simile a quello di Pat Maltese, ma il modo di arpeggiare
è simile a Stradivari. Lei a chi si sente più vicino?
De Notorius: Non saprei.
Ho conosciuto Pat nel '72
in panetteria. Andava matto per la focaccia, ma lo infastidiva la
parola e non riusciva a chiederla al fornaio. Mi ricordo che disse:
"Vorrei un po' di quella pizza alta, ripiena.. Si proprio quella
lì". Allora il panettiere gli chiese: "Lo vuole tutto, questo pezzo
di focaccia?" e lui si scusò e uscì dal negozio. La comprai io,
gliela diedi e diventammo amici. Ma non credo di avere il suo stesso
tocco. Ho visto quello che fa con la chitarra, io non ci salto sopra,
alla mia piccola!
Tuttamore: Interessante…
De Notorius: Lo sa che se non fosse così carina, le avrei
già sfregiato parte del viso con questo clarinetto? Tornando a noi,
non conosco il signor Stradivari, non era alla festa in onore di
Bob Marley, ma devo dire che gli italiani non sono molto bravi con
la chitarra, eccetto forse Sebino Nela. Credimi, piccola, l'ho visto
prendere un accordo di fa minore inginocchiato su un plettro: uno
spettacolo!
Tuttamore: E che progetti ha per il futuro?
De Notorius: Questa è l'ultima domanda, piccola, mi hai
stancato con le tua banalità. Vediamo… Devo finire di incidere questo
pezzo, poi vado in bagno a darmi il balsamo, stasera ceno col fonico
di Anouk, poi ci spariamo una canna alla mentuccia tossica, e se
riesco a trovare una donna, finisco la serata facendole vedere come
salto di terze in terze senza farmi male… Questi i miei progetti
per il futuro. Contenta?
Vengo trasportata fuori dallo studio
di incisione così rapidamente che la domanda successiva la porgo
ad un signore di passaggio convinto che la fine del mondo sia nell'aprile
del 2006 o giù di lì, ma sicuramente prima che i suoi parenti scoprano
che porta il toupet.
Che strazio! Ero così presa da questa intervista. Allora mi ricordo
di non aver recuperato la mia assistente, ma non credo che lei darà
tanto disturbo. Poi guardo attraverso le finestre:
Ramon de Notorius
è intento a palparle oscenamente i gomiti mentre lei cerca di colpirlo
con un corno inglese da riporto. Piccole schermaglie amorose! Le
fortune arrivano sempre a chi non è ha bisogno!
Quanto a me… Mi
consolerò con la mentuccia!