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La Palla di Cagliostro

Il Conte di Cagliostro, chi era costui? E cosa ci è pervenuto dei suoi pochissimi oggetti personali? Non lo so. Ma una cosa è certa: Umberto Balsamo, in arte Alessandro Conte di Cagliostro, è una delle figure più inquietanti della storia moderna e della canzone italiana come la conosciamo.
Per anni un fitto mistero ha avvolto le gesta di questo singolare personaggio, ma durante la notte di S.Valentino del 1997, in una piccola cittadina delle Marche, due innamorati nascosti nella Grotta del Pomicione (in provincia di Pesaro) per intrecciare datteri, si imbatterono nella più grande scoperta del loro secolo: la Palla del Conte di Cagliostro.
Gli studiosi, dapprima scettici e privi di motivazioni, riuscirono, grazie all'esame del Carbonio21, a datare la formidabile Palla intorno al 4 aprile del 871 a.C, scoprendo anche il luogo ove essa fu forgiata da un unico pezzo di caucciù stimolante: via dei Melograni 15, Cartagine Ovest.
Inoltre, tali studiosi, riportarono alla luce le magiche proprietà che la Palla
possedeva millenni addietro e che avevano fatto la fortuna del famigerato Conte. Sto parlando di proprietà taumaturgiche, come ad esempio la cura per ogni disturbo fisico (tranne la leptospirosi, per ovvi motivi!), di poteri medianici, lettura del pensiero e del levriero, trasmigrazione dei frutti di mare, levitazione e lievitazione naturali, balbuzie e quiescenza del seme, telecinesi e telegiornale, polluzione e polpettone. E non solo: meno note ma altrettanto importanti sono le sue facoltà psichiche e ipnotiche, come l'assoggettazione di un essere vivente ai propri voleri, la degustazione a distanza della cannella, l'ipnosi di massa e di carrara, rilasciamento degli intestini, l'architettura granulare.
Soltanto tramite la Palla, Cagliostro riuscì a diventare l'alchimista, mago e lanciatore, più conosciuto e apprezzato d'Europa, sebbene fu rispedito indietro dai New York Yankees dopo tre provini e un infortunio al ginocchio.
Un curioso aneddoto (tratto da "Aneddoti falsamente attendibili" di Ferdinard Fontaine Rousseau) ci narra come, durante un suo viaggio a Magonza nel 1780, la carrozza del Conte incrociasse un povero vagabondo che chiedeva l'elemosina. Questi versava in condizioni miserrime, privo di una gamba, guercio, muto, mancino e con le mucose nasali instabili, vestito di stracci e di presine. Cagliostro, sceso con aria misteriosa e solenne dal portabagagli, con la Palla ben stretta nella mano sinistra, si avvicinò al viandante e lo guardò intensamente, pronunciando le seguenti parole: "Madulabunt meteli nevio poetae in concursu culpae"; di colpo, come per miracolo, all'uomo accasciato per terra, crebbero altre due gambe, perse l'uso dell'altro occhio, gli spuntò un terzo orecchio sulla nuca, sette dita per mano e gridò: "Santa Caterina, volevo solo dei soldi!" e gli cascò il naso lasciando le mucose allo scoperto delle intemperie. E a nulla valsero le proteste della bella consorte di Cagliostro, la Contessa Serafina, che lo invitò a smaltire la sbornia prima di risalire sul portabagagli.
Purtroppo non tutti i poteri della favolosa Palla sono stati portati allo scoperto dall'equipe di studiosi, guidati dall'esimio collega, il prof. Donald J.Calzature dell'Università di Antananarivo; mi riferisco in particolar modo a stupefacenti proprietà capaci di condizionare il destino del mondo, come trasformare il legno di faggio in legno di pioppo e, nello stesso tempo, il piombo in un frustino, peculiarità che ho ritrovato in un antico testo di Glottologia bantu.
La Palla di Cagliostro è ora gelosamente custodita nel Museo di Villa delle Otto Bufale di L'Aquila, in compagnia della Mazza di Ettore, del Guantone di Achille e del Berretto con visiera di Patroclo, nella sezione dedicata a Babe Ruth e ai Platters.

A cura di
Eusebio Nautilus II

P.S. Le foto sono una gentile concessione della dottoressa Lanfufi, che si è recata di persona al museo per scattarle...

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