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A cura di Savio Pizzagnello

LA FORCHETTA
In origine la forchetta era uno strumento posto su un “patiboletto”, con cui venivano impiccati i criminali inferiori al metro e 20.
In seguito alla diffusione della teoria del Cattaneo, con la quale veniva stabilito che “i criminali sono tali indipendentemente dalla loro altezza”, la forchetta venne abolita.
Ma un giorno, un boia, non sopportando più il disordine che regnava nel suo piatto di spaghetti, decise di arrotolarli alla forchetta per poterli mangiare con un certo ordine.
In seguito, si accorse che era molto più comodo immergere la forchetta nel piatto anzichè portare gli spaghetti sul “patiboletto” per arrotolarli.
Da allora questa usanza si diffuse sempre più in tutta Italia finchè non ci fu lo “Scisma dei Cucchiaioni”, cioè di coloro che si aiutavano anche con il cucchiaio al momento dell’arrotolamento degli spaghetti. Ciò portò alla formazione di due fazioni nemiche: i “Tolemaici” che affermavano che “gli spaghetti ruotano attorno alla forchetta senza alcuna interferenza”, ed i “Copernicani”, i quali ribattevano che è vero che la forchetta attira gli spaghetti con la sua rotazione, ma essi schizzerebbero via se non ci si aiutasse con un cucchiaio che “con la sua sapiente opposizione” crea una specie di “contro-forza, che si oppone alla forza centrifuga, causa di tante macchie sulle camicie”.
Questa lotta, con alterne vicende, andò avanti per oltre 200 anni, finchè Newton, grazie al famoso episodio della mela non elaborò un postulato secondo cui “ognuno è padrone di schizzarsi tanta salsa sulla camicia pari all’inverso della distanza fra la sua abitazione ed una lavanderia decente”.
Questo pose fine alla annosa disputa.


IL CUCCHIAIO
Anticamente la parola cucchiaio non esisteva e veniva sostituita dall’espressione “CHE GUAIO”, ogni volta che si doveva mangiare qualche minestra liquida e bollente.
In seguito fu costruito un primo elementare mestolo di legno che continuò ad essere chiamato “CHE GUAIO”.
Con la discesa del Lanzichenecchi il termine si trasformò in “KEKKUAIO” e, dopo le loro prime sconfitte in “KUKKUAIO”. In seguito il termine divenne motivo di contesa fra i Guelfi ed i Ghibellini; i primi ritenevano immorali due “U” nella stessa parola e proposero di eliminarne una trasformando la parola in “KUKKIAIO”.
I Ghibellini ritenevano, invece, che se avessero cambiato le “K” in “C”, questo avrebbe favorito gli scambi commerciali ed attirato più turisti in città.
Alla fine si giunse ad un compromesso e si formò la parola “CUCCHIAIO” tutt’ora in uso.

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