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Finalmente sono riuscita a ritagliarmi una rubrica in questa redazione. Salve a tutti. Sono Daria Tromba, la vostra esperta musicologa che da oggi in poi vi regalerà nuove e entusiasmanti recensioni alla scoperta di gruppi musicali o simili che, non trovando spazio nel mondo discografico delle multinazionali, abbiamo deciso in qualche modo di aiutare dandogli la giusta visibilità e il giusto credito all’interno di questa rubrica. Che dire se non che questo è senza alcun dubbio l'album del momento e che mi stanno rubando la macchina giù nel cortile? Ve lo presento subito. Lui si chiama Giovanni Ostia alias STEREO MC'S. Nato a Fregene nel 1974 e abbandonato in una multisala cinematografica mentre si proiettava "Il Serpico", Giovanni è stato subito adottato da una famiglia di gitani interessati all'antropologia dei popoli scandinavi. Ma è nel 1987 che finalmente si avvicina ad una forma artistica simile alla musica. Comincia a cantare nel coro della parrocchia della contrada della Chioccia a Siena, avvicinandosi inevitabilmente e carponi agli studi filo-cattolico-protestante-andante. Successivamente forma un gruppo: "Gli assetati del Signore" nel quale suonava l'oboe e l'ocarina durante le pause delle prove giornaliere. Poi, stanco della sua emarginazione, nel 1991 grazie all'aiuto della stessa parrocchia e dell'offertorio domenicale, riesce a produrre il suo primo disco da solista: "Non tutti gli angeli sanno volare". Album introvabile e dalle sonorità verticali che subito mise in risalto le sue qualità consacrandolo artista dell'anno per il giornale "Il Vernacoliere". La successiva trasformazione è datata 1998, allorquando il troppo successo, lo stress da vip e una forte indigestione di torrone al miele lo porta a cambiare identità. Da più di tre anni Giovanni Ostia è per tutto il mondo artistico: STEREO MC'S, dove MC'S sta per "Madre del Cielo Salvami". Un nome che è sintesi del suo pensiero artistico e della sua formazione classica, ma è anche un tributo a chi trascendentalmente gli ha regalato il successo. Il disco che qui voglio presentarvi, dal titolo DEEP DOWN & DIRTY, è del novembre 2000, quando il nostro Giovanni, dopo accurati studi e ricerche, decide di dare vita a questo album/accusa verso alcuni temi fondamentali della cultura giovanile visti in chiave spirituale. Anche la scelta dell'immagine in copertina è eloquente: la tuta militare, gli anelli dark i colori ombrosi. Ma anche quell'aria triste e pensierosa di chi ha voglia di aprirsi a temi di indiscussa importanza, di denunciare il marcio che c'è nella società e in un saccottino alla crema pasticcera. L'album è interamente cantato in inglese arcaico e incomprensibile se non fosse per la traduzione in dialetto toscano riportata sulla cover del cd. Ma già il titolo dell'album (letteralmente: Profondo, Basso & Sporco) ci può far immaginare i temi trattati nelle canzoni. Da segnalare: "Quella maledetta gita a Mongiana", "Nella, quando ridi sei più bella" e "Il cantico del telefonino". Anche una nostra vecchia conoscenza, Lucio Krapfen, è rimasto colpito da questo disco sulla spiaggia di Sibari quando un bambino con lo sguardo ossuto glielo tirò in piena fronte usando il fucile Zac Attack. Dal momento in cui è rinvenuto, Lucio Krapfen sta disperatamente cercando Giovanni per proporgli una collaborazione a quattro mani e un piede di porco nella tibia destra. |