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Di Giosafatte Malefatte



LA MIA AVVENTURA CON IRINA SILVINA AMUCHINA

Quel giorno mi ero recato al Museo Quadrangolare di Arte Moderna, per ammirare una mostra di Pittura Postconvalescente. Da circa 220 minuti ero fermo davanti a tre grandi quadri della pittrice Stranita Keastrusa ed ammiravo rapito la discreta complessità delle opere. Il primo quadro era una grande tela bianca il cui titolo era: Ore 12: la grande nevicata. Il secondo era costituito da una tela di uguale dimensione, tutta nera, dal titolo: Ore 24: la grande luna nuova. Il terzo quadro, a prima vista poteva sembrare il compendio dei primi due, dato che era costituito da una grande tela metà bianca e metà nera; ma in realtà il titolo sollecitava nell’osservatore una serie inquietante di domande, che hanno da sempre tormentato gli animi più sensibili nel corso dei secoli: Juventus – Udinese: perchecazzo hanno gli stessi colori?
Come dicevo, ero lì da 220 minuti che ammiravo quei tre capolavori, quando mi si affiancò una dolce creatura dalla bellezza sconvolgente; aveva due occhi profondi come due pozzi artesiani, la punta del nasino era deliziosamente all’insù fino a sfiorare l’attaccatura dei capelli.
Gli angoli della sua bocca voluttuosa si fondevano armoniosamente con i lobi delle orecchie ed i suoi lunghi capelli, color diarrea, scendevano lungo la schiena e si acciambellavano sul sedere che sporgeva di circa 45 centimetri.
Non riuscivo a toglierle gli occhi di dosso; ero attirato dal suo corpo picassiano come una mosca dalla cacca.
Sentii un inarrestabile desiderio scuotermi il nervo ottico; ed il testosterone che, pur vergognandosi come una puzzola del suo nome, mi gridava: Ci sono anch’io!!
Mi girai verso di lei e le parole mi uscirono spontanee prima che riuscissi ad aprire la bocca:
- Delizusa questa Keastriosa ….. ehm .... delizina questa Straniosa …. destraziosa questa Stralinita…..
- Sciii, scionooo d’accovdooo con teee- (Mi aveva risposto!!)

Aveva uno modo voluttuoso di strascicare le parole e, guardandole il seno, pensai che le parole non erano l’unica cosa che strascicava. Ero galvanizzato e, contemporaneamente, ipnotizzato da quella bellezza ai confini della realtà; avrei voluto possederla lì, in quel momento appoggiati ad una scultura, esclusa quella formata da 2.000 chiodi intitolata: Porco spino! Questa roba è sfiatata!
Iniziammo, così, a parlare di arte, di carte, di sarte e di marte; infatti Irina (così si chiamava), si intendeva di pittura, di giochi da tavola, di moda e di astronomia. E quante cose meravigliose sapeva fare, per esempio sapeva parlare al contrario, così, per capirla, ci dovemmo fermare davanti ad uno specchio.
Inaspettatamente lei mi chiese se volevo andare a casa sua per conoscerci meglio. Fu allora che ebbi il primo orgasmo di quella memorabile serata. Cercai di assumere un’ aria indifferente sebbene la mia faccia avesse assunto il colore “sangue che bolle”. La testa iniziò a girarmi e dovetti abbracciare una scultura di forma cilindrica. Mi staccai di colpo quando lessi il titolo: “Il grande pene” di Porcu De Fallis.
Una volta in auto mi sentivo così eccitato che solamente dopo 15 minuti mi accorsi della vecchietta spiaccicata sul parabrezza. Dopo aver accostato l’auto al marciapiedi ed aver regalato alla suddetta vecchietta il tergicristallo cui sembrava tanto affezionata, ripartii sgommando.
L’appartamento di Irina era un monolocale deliziosamente arredato, sebbene i mobili, se fissati per più di 7 secondi causassero conati di vomito.
- Notevoli quelle tende color marrone….. – Cercai di rompere il ghiaccio.
Mi accorsi della gaffe, quando Irina mi spiegò che, quando le aveva comprate, quelle tende erano bianche.
- Ma ovaa pensciamooo a noiii. – Mi alitò nel padiglione auricolare e, con una linguata riuscì a sciogliermi un tappo di cerume che, negli ultimi due mesi, mi aveva complicato la vita, nonostante 7 inutili visite al mio otorinolaringoiatra.
Irina era un’appassionata del Kamasutra e così, dopo esserci spogliati completamente, sperimentammo 18 posizioni altamente erotiche. Solo con la numero 315 ebbi un inizio di asfissia a causa di un suo seno che mi impediva una corretta ossigenazione, ma, nel complesso, fu un’esperienza esaltante ed estremamente eccitante, sebbene abbia dovuto cercare la mia quarta costola sotto il comodino. Alla fine, lei mi aiutò a districare le mie gambe, bloccate nel nodo marinaro della locandiera, e giacemmo ansimanti, distrutti e soddisfatti (più sfatti che soddi). Erano passati 3 minuti e 20 secondi, da quando eravamo entrati nel suo appartamento.
Prima di andarmene aiutai Irina a rimettere in ordine la stanza; rimisi in piedi la cassettiera e sistemai al loro posto 5 dei 6 cassetti, del sesto non avemmo più notizie; tolsi il copriletto dal lampadario e raddrizzai il tubo della doccia.
Ci dicemmo arrivederci con un lungo bacio appassionato, con la sua lingua che esplorava il mio esofago.
Da allora sono passati 2 mesi e, in certi momenti, mi sembra sia stato solo un sogno. Per il momento mi sto allenando da solo con le posizioni del Kamasutra e, non appena mi sentirò pronto con la posizione 267 bis, tornerò da Irina ed allora ne vedremo delle belle. Parola di Boy Scout!

***Illustrazione di Federica Crispi***

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