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A cura del Prof. Omar Sciarbrun



GIULIO CESARE - LA CONGIURA

Quella fatidica mattina Giulio Cesare si vestì con particolare cura per recarsi in Senato; si lavò persino i denti, e questa volta tutti, sebbene, essendo giorno dispari, toccasse solo alla fila inferiore.
Ma quel giorno c’era qualcosa nell’aria, come un presentimento che gli serpeggiava su e giù per la schiena, e quando si accorse che era un ragno, fece buon viso a cattivo gioco: ormai si era lavato i denti e non poteva tornare indietro.
Qualche giorno prima una deliziosa vecchietta iscritta al club “Giulio Cesare for President”, lo aveva fermato per strada e gli aveva detto: “Attento alle Idi di Marzo”; lui capì: “Attento ad Ida di Marzio” (Una pedante senatrice dell’opposizione) ed iniziò a sudare freddo.
Ma, nonostante quell’avvertimento, si recò ugualmente al Senato affinchè non si dicesse che Cesare fuggiva davanti al pericolo. Quando fu chiaro che Ida di Marzio era assente e che lui aveva frainteso l’avvertimento, fu con un lungo sospiro di sollievo che accolse le numerose pugnalate dei congiurati.
Ma vediamo come si svolsero i fatti secondo la ricostruzione di Publio Ovidio, detto Nasone per la sua mania di interessarsi morbosamente a tutto ciò che succedeva a Roma. Saltiamo le prime 86 pagine che parlano di come splendeva il sole quel giorno ed arriviamo al tragico evento spiegato da Ovidio nelle successive 2 pagine.
Le parole tra virgolette sono quelle originali dell’opera del Nasone, si, insomma del P. Ovidio.
Cesare sale le scale del Senato (non prendeva mai “l’ascensorium”) ma, mentre percorre il corridoio sente una presenza alle sue spalle; è qualcosa di impercettibile, di impalpabile, ma i suoi sensi allenati in decine di missioni pericolose sono all’erta. Si volta di scatto e vede 36 persone tutte con il braccio alzato e la spada in mano, immobili ed i volti paonazzi per la prolungata apnea.
Cesare (sorpreso) - Ma..... Cassio!!
Bruto (a disagio) - Cesare...a .. ehm ... non iniziamo con le parolacce.
Cassio (deciso) - Diceva a me!
Cesare (sorpreso) - Ma.... cosa state facendo!?
Cassio - Diamo la caccia a... ai..... alle..... mosche ecco si, alle mosche.
Bruto (a disagio) - .... mosche.....
Cesare - Con le daghe?
Bruto - Daghe...? Cosa sono queste....
Cassio - Spade, Bruto.
Bruto (a disagio) - Spade?! Oh ... ah.... sssii, spaaade (Guarda Cassio cercando aiuto)
Cassio - Perchè tu o divino Cesare, come le ammazzi?
Cesare (sorpreso) - Ammazzo? Io NON le ammazzo! Non sopporto la violenza; beh, ragazzi , che resti tra noi 37.
Nessuno sa più cosa dire, qualcuno fischietta, qualcuno si pulisce le unghie con la spada, qualcuno colpisce l’aria con la spada, come se volesse affettare una mosca, qualcuno corre al pronto soccorso perchè è stato colpito alla fronte da quello che voleva affettare la mosca.
Cesare (sorpreso) - Ehi, Cassio......
Bruto (a disagio) - Cesare... non dire parolacc.....
Cassio (deciso) - Bruto, Cesare sta parlando a me.
Cesare (sorpreso) - Ehm.... Cassio, e quelle magliette?
Cassio - Bella vero? L’ho comprata ieri al ....
Cesare (sorpreso) - Ma...... e quella scritta “THE CONGIURATES GROUP”?........
Bruto (a disagio) - Beh.... vedi Cesare.... io....noi....tu.......
Cassio (deciso) - Ora basta!!! (Continua sottovoce) vedi Cesare noi dobbiamo ammazzarti, niente di personale, ma ormai beh, vedi...... abbiamo già dato la notizia a Publio Ovidio Nasone e... capirai.... non vorrai mica deluderlo vero? (Guardandosi attorno)
Tutti i congiurati in coro - Noooooooo.
Cassio (deciso) - Quindi se permetti......
E Cassio preme il grilletto ma non succede nulla, poi si ricorda che in mano ha una spada e non una pistola e cala un terribile fendente sul corpo di Cesare, imitato subito da Bruto. C’è un attimo di attonito sbigottimento.
Cesare (sorpreso) - “Tu quoque, Brute, fili mi”
Bruto (a disagio) - Cosa?... ehm... Cesare, lo sai che in latino sono un po' scarso... non mi umiliare così davanti ai miei compagni di congiura.
Cassio (deciso) (si rivolge a Bruto) - Ti ha detto “Pure tu Bruto figlio di....”
A quel punto si scatena tutta la ferocia dei congiurati, tutti si scagliano contro Cesare urlando; su tutte la voce di Cassio: “Non spingete! Rispettate la fila ho detto! Ehi tu, hai già pugnalato? Si? E allora che fai ancora qui? Ora tocca al numero 5! Tu che numero sei? 23? E perchè hai già colpito Cesare prima del numero 6? Scusa Cesare, la pugnalata del numero 23 non vale, ecco, così impara, spero che non ti dispiaccia se ripetiamo dal numero 4 in poi....."
Cesare (sorpreso) - Oh no, fate pure, ehm... però benedetti ragazzi non avete fatto le prove a casa ieri sera?
In quel momento Cesare si accorge di trovarsi sotto la statua di Pompeo, alza un braccio interrompendo il diluvio di colpi di spada e di pugnale e con voce rauca così si rivolge al busto di marmo di Pompeo: "Oh Pompeo vestito di bianco come le brocche del bianc......ah no, scusa, questa non è mia, ma, tu capirai, sono un po' deconcentrato, cosa stavo dicendo?.... ah si: Oh Pompeo, che ironia della sorte, morire sotto la tua statua e che rivincita per te; quando ti ammazzarono a tradimento piansi di rabbia e di dolore, ma non è niente al confronto di come mi sto incazzando ora. Ahi, non rivedrò più la mia casa ed il mio orsacchiotto di peluche. E la mia tata sai quanti chilometri di filo dovrà consumare per ricucire la mia toga che questa banda di scalmanati mi ha praticamente distrutto!
Beh, ragazzi, io avrei concluso, potete contunuare a pugnalarmi."

Detto questo Cesare si copre il volto e, siccome è sempre stato gracilino, cade esanime sul pavimento dopo solo poche decine di pugnalate, proprio sotto la statua di Pompeo.
Pompeo, in realtà, si chiamava Gaetano Esposito e lavorava presso una pompa di benzina (da qui il soprannome di “Pompeo”) sulla strada che, nelle intenzioni dei costruttori doveva unire Caserta a Pietroburgo, ma che, dopo i primi trenta metri fu deviata a Marcianise.
Ma questa è un’altra storia........


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