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A cura del Prof. Omar Sciarbrun



GIULIO CESARE - LA CAMPAGNA DI GALLIA

Svetonio racconta che un giorno G.Cesare, poichè aveva bisogno di uova, sapendo che in Gallia costavano la metà di quanto le pagava a Roma, decise di organizzare la campagna di Gallia, intenzionato ad attaccare tutti i Galli e le relative Galline che vivevano in quel grande pollaio che era la Gallia.
Tutti i cittadini, favorevoli a questa campagna, consegnarono a Cesare le ordinazioni (non più di 500 uova a testa), lo salutarono e corsero in cucina a preparare le padelle per friggere enormi frittate.
Dovettero aspettare 9 anni: Tanti furono gli anni che Cesare impiegò per fare il giro dei supermercati e per contrattare sul prezzo.
Dunque, il nostro partì, e poichè odiava viaggiare da solo, si fece accompagnare da qualche migliaio di soldati. Arrivato in Gallia, Cesare si accorse che gli Elvezi, popolo germanico, approfittando della forza del marco, cercavano di soffiargli il mercato delle uova. Si apprestò quindi a respingere questa invasione. Come prima mossa fece spostare tutti i cartelli che indicavano la strada per Parigi (allora si chiamava “Chicchirichì”) e per rallentarne l’avanzata fece approvare una nuova legge sui limiti di velocità (non più di 25 Km orari).
Ma questi sforzi si rivelarono inutili: Gli Elvezi dilagavano nelle pianure della Gallia e così lo scontro fu inevitabile.
La tattica che Cesare usava in guerra era il risultato di lunghi studi sull’arte militare dagli Ittiti in poi, a cui egli aggiungeva il suo tocco personale. Circa 20.000 soldati venivano sistemati a cerchio da corpi speciali di vigili urbani, e, per non dare nell’occhio, fingevano di dormire. Quando i nemici si avvicinavano, i Romani si alzavano di scatto ed ognuno di loro cantava a squarciagola una canzone presa dal repertorio del festival di Sanremo degli ultimi 30 anni.
L’effetto era sconvolgente; i nemici erano disorientati e non sapevano cosa fare; qualcuno alzava la paletta per votare la canzone, qualche altro cercava di cambiare canale, ma la maggior parte cadeva in ginocchio singhiozzando e pregava i Romani di risparmargli quello strazio.
A questo punto Cesare entrava in scena su una pedana, travestito da cotoletta alla milanese, ed iniziava a recitare “La vispa Teresa” muovendo alcuni passi di danza. Per i nemici questo era il colpo di grazia: Si arrendevano all’istante incondizionatamente.
Ma vediamo la situazione della Gallia in quel periodo. I Galli, alleati di Roma, in una disputa condominiale con gli Elvezi, in cui si doveva stabilire l’orario di chiusura del portone, assoldarono alcuni mercenari germanici, oh! Solo poche decine di migliaia, che però indussero gli Elvezi a chiudere il portone e lasciare un biglietto che diceva: Torniamo appena possibile, non ci aspettate questa sera a cena!
A questo punto i Galli ringraziarono i mercenari, inviarono i loro ossequi alle signore ed un bacio ai bambini, ma il capo dei mercenari, Ariovisto, che comandava il gruppo dei Sequani, cugini dei Pisquani, si rifiutò di andarsene, almeno fino a quando non fosse finita la telenovela “Cuori solitari e Pancreas affollato”. Questo equivaleva a circa 853.432 puntate e così i Galli, che non si sentivano di preparare ogni sera il letto nella stanza degli ospiti per circa 30.000 mercenari, si rivolsero a Cesare.
Poichè circolava la voce che i Germani erano imbattibili al gioco della morra, i romani erano lievemente turbati, ma resistettero impavidi al loro posto, se si fa eccezione per il 99% che chiese di tornare a casa dicendo che la loro mamma era in pensiero.
Cesare pensò quindi di infiammare i suoi soldati e, escluso il metodo della benzina e del fiammifero, credette opportuno fare uno dei suoi discorsi di incoraggiamento:
Cesare: Romani, Latini, Battipagliesi e similari, valorosi combattenti.....
Voce dal fondo: Quando attacca così sono guai per tutti noi...
Cesare: ...a voi io mi rivolgo! Dicono che i Germani siano invincibili e questo solo perchè non hanno mai perso! Sciocchezze! Ma sapete voi quante volte potrei sconfiggere questi “famosi” Germani? Eh....? Chi ha detto 7? No, no ragazzi, di più!
Voce dal fondo: Undici!
Cesare: No, non ci siamo ancora, un po' meno, forza che il tempo a disposizione sta per scadere....
Voce dal fondo: Nove!
Cesare: Esattooo! Nove, chi ha detto nove? Bravo, vieni pure qui, hai vinto un paraorecchie di peluche rosa, il tuo nome verrà scritto negli annali della storia e sarà ricordato per sempre. Come ti chiami?
Soldato: Pinco Pallino, mio generale!
Cesare: Ahem ... beh!... torna al tuo posto....Cosa stavo dicendo?
Voce: Copriorecchie di peluche!
Cesare: No, prima del copriorecchie.
Voce: Stavi parlando di certi germani, generale.
Cesare: Germani? Quali Germani? Oh! Ah! Certo, quei Germani. Ebbene andiamo e distruggiamoli; anzi, sono così sicuro di voi che per questa volta vi lascio andare da soli, vuol dire che io vi aspetterò qui! Ok?
Migliaia di evviva si levarono dalla moltitudine dei soldati. Tutti gridavano la loro gioia, la loro certezza di vittoria:
“Evviva!! Ce-sa-re!! Ce-sa-re!! Non mi pestate i piedi! Mei coioni!! Dov’è il fermagola del mio elmo?” ecc....
E presero una tale rincorsa che, dopo aver sconfitto i Sequani, cugini dei Pisquani, non riuscirono a fermarsi e travolsero anche i Belgi, nonostante venissero da destra.
Tutti, tranne i Nervii, la più bellicosa tribù belga, che stavano saldi al loro posto; infatti erano chiamati “Nervii saldi” e di solito venivano allo scoperto dopo le feste di Natale, che in genere trascorrevano a “Fior di pelle” amena località della Nevrastenia.


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