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a cura di Agostino Sonante



La rubrica è nata grazie alla gentile collaborazione con lo studioso inglese Thomas Andrew Uppercut, docente di Teologia presso il Cambridge College e grande appassionato di ogni tipo di sport, tranne il ping-pong, che egli odia profondamente perché è convinto, e forse a ragione, che il rumore della plastica della pallina sul tavolo sia strettamente collegato col significato della morte spirituale. Dopo aver pubblicato, nel 1993, il testo "I tacchetti del destino", sui retroscena politici dello sport più famoso del mondo, che ha riscosso un consenso unanime dalla critica e da sua madre, la nostra redazione lo ha contattato sei mesi fa per una cooperazione. E’ sorprendente vedere quanta vitalità e quanta energia abbia ancora in corpo: e pensare che ha novantotto anni e si ciba per mezzo di un argano meccanico! Ci ha regalato tante perle di saggezza, alcune delle quali sono state trascritte qui per voi. Godetevele.


TORNEO "MASTERS" DI GOLF, SANTA MONICA (USA) 1992
Il famoso golfista Finlandese Andrij Pakkonen (che qui vediamo in un fotomontaggio),
venne attirato al centro di uno scandalo in pieno torneo. Il suo caddy (l'uomo designato a trascinare le mazze da golf dentro ad una pesante sacca per tutto il campo, mentre il giocatore viaggia comodamente nella sua macchinina e sorseggia limonata) si licenziò in tronco durante la terza giornata delle eliminatorie e rilasciò un intervista pungente e dura sulle condizioni dei portatori di mazze internazionali. Non avevano un sindacato, non godevano dei diritti propri degli esseri umani e i loro padroni potevano abusare di loro in qualsiasi modo. In particolare, il caddy di Pakkonen, accusò il giocatore di averlo appeso a testa in giù su un albero per esercitarsi nelle uscite dai bunker, di avergli fatto recuperare tutte le palline che lanciava in un fiume infestato dai coccodrilli, di pretendere un massaggio tailandese ogni volta che mette a segno un birdie, di avergli praticato un tatuaggio sulla schiena con le seguenti parole: "Proprietà di Pakkonen". Il golfista finnico smentì tutte le accuse, anzi querelò il caddy per diffamazione, per atti osceni in luogo sportivo (ogni volta che chiedeva una pallina, il portatore si tirava giù i pantaloni), e per violazione di luogo consacrato con successiva scomunica. In quell'anno, il torneo fu funestato da forte vento e raffiche di pioggia.

CAMPIONATO DI CALCIO COLOMBIANO, 1990
Dopo la partita che vide impegnata la squadra del Medellin contro il Bogotà, vennero effettuati, per la prima volta nella nazione sudamericana, i controlli anti-doping ai giocatori e agli arbitri. Visto che si trattava dell'inaugurazione di questo sistema, le analisi furono condotte verso tutti i giocatori delle due rose. Ben trentacinque giocatori su trentasei risultarono positivi a tale controllo:
alcuni avevano assunto cocaina, altri steroidi, altri massicce dosi di caffè brasiliano illegale, altri ancora sapone liquido per lavatrice, e nelle orine di un guardalinee furono riscontrate tracce di uno scarabeo allucinogeno proveniente dalla Cordigliera delle Ande che provocava forti "stadi" emozionali con conseguente desiderio di eruttare. Non potendo squalificare tutti i componenti di due tra le più famose e accreditate squadre del campionato, gli organizzatori si videro costretti ad introdurre la regola inversa, cioè di sospendere dalle attività agonistiche chi non assumesse le sostanze proibite. Quindi l'unico atleta "pulito", il portiere di riserva del Bogotà, Arturo Gonzales Y Ramirez Botafogo (qui in una foto scattata da un passante), si vide espellere dal campionato, sebbene fu risarcito da una cospicua buonuscita, pari ad ottocento milioni di lire italiane e di un materassino gonfiabile rosso e blu. Oggi Arturo Botafogo è un sostenitore dello sport senza rischi per la salute e, inoltre, è un attivo commerciante di tute da basket per nani e chirurghi di alta fama.

CAMPIONATI DI ATLETICA LEGGERA AZIENDALE, ROMA, 1982
L'atleta Oscare Forno (nella foto è sul fondo, girato di spalle), durante la gara di salto in lungo, si distinse per una particolare tecnica di salto che gli valse il soprannome di "Coguaro salterino di Testaccio". Il ragazzo romano, che di mestiere faceva il fattorino presso la SIP (l'odierna Telecom), prendeva una breve rincorsa, poi incominciava a saltellare a piedi uniti per circa venti metri;
quando raggiungeva la linea di salto, piroettava su se stesso e spiccava un enorme balzo in una qualsiasi direzione (pratica tipica del lancio del martello), atterrando sull'avambraccio destro o con la nuca. Non sempre i salti venivano considerati validi, e quelli buoni non andarono oltre la misura di novantatré centimetri, però gli venne conferita ugualmente una medaglia al disonore sportivo, prima di essere ricoverato al Policlinico Gemelli per un forte esaurimento nervoso. Oggi, Oscare Forno lavora come capo fattorino alla Telecom (la vecchia SIP), non si è mai sposato e nel tempo libero ha addestrato un cincillà a rubare i portafogli sul tram n.ro 8, all'altezza di Viale Trastevere.



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